Bandoneon, musica, la voce del tango
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STORIA

Il BandoneÏŒn vanta una storia più che centenaria ma, solo di recente, è giunto ad affermarsi nel panorama musicale “colto” fino ad elevarsi al rango dei nobili strumenti classici. La crescente presenza del bandoneÏŒn nei teatri, negli auditorium e nelle grandi sale da concerto ha contribuito - e contribuisce tutt’ora - ad ampliare l’interesse di organismi culturali e del pubblico verso questo particolare strumento musicale.

 

Nato in Germania, nella metà dell '800, ad opera di Heinrich Band, il bandoneÏŒn viene creato con lo scopo di ottenere uno strumento portatile il cui suono fosse simile a quello dei piccoli organi, destinato all’ esecuzione di musica sacra e all’accompagnamento dei canti durante le processioni religiose.

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Sul finire del XIX secolo, in seguito alle ondate migratorie partite dall’Europa verso il Sud America, il bandoneÏŒn giunge in Argentina. Proprio grazie alle dimensioni ridotte e alla facilità di trasporto viene presto adottato nell’esecuzione della musica popolare locale. In breve tempo diventa lo strumento fondamentale delle orchestre di Tango argentine e ha inizio, così, il suo più grande sviluppo che ancora oggi, lo lega fortemente alla tradizione argentina.

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Le radici di questa diffusione sono da ricercare certamente in territorio francese. Fin dagli anni ’20 del ‘900, infatti, nella città di Parigi, definita la “Buenos Aires europea”, il tango aveva raggiunto una diffusione tale da divenire quasi più popolare che in Argentina. Proprio grazie al vento milonguero francese si rese necessario reperire un numero sempre maggiore di musicisti in grado di suonare le musiche che accompagnavano il ballo. Ciò da un lato ha dato impulso ai musicisti francesi affinché intraprendessero lo studio del bandoneÏŒn, sull’onda della moda che stava prendendo piede; dall’altro ha fatto sì che molti bandoneonisti argentini abbandonassero il Sud America alla volta di Parigi, la nuova terra promessa del tango.

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La II Guerra Mondiale segna in modo determinante le sorti del bandoneÏŒn: le fabbriche, tutte ubicate nella Germania di Hitler, vengono duramente colpite dal conflitto, fino a giungere al graduale declino che conduce alla completa cessazione della produzione di massa dello strumento.

Nell’immediato dopoguerra, complici i mutati gusti musicali, orientati verso nuovi generi e verso la musica nordamericana, il Tango scompare e il bandoneÏŒn, cade, così, nell’oblio più profondo.

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È grazie alla figura di Astor Piazzolla, il riformatore del Tango, che è stato possibile tracciare la cronologia di una rivoluzione che, tra gli anni ‘70 e ‘80 del secolo scorso, ha preparato il terreno per la rinascita del Tango, e le premesse per un nuovo apogeo. A Piazzolla si deve, infatti, il merito di aver conferito nuova dignità al tango, trasformandolo da semplice musica “da ballo” a vera e propria musica “da concerto”.

Il Tango Nuevo di Piazzolla rappresenta, infatti, la perfetta combinazione tra passato, presente e futuro. Se da un lato conserva la sua connaturata matrice popolare, in grado di rendere questo genere musicale accessibile al più vasto pubblico, sia colto che profano, dall’altro, si distacca dal tango tradizionale, fino ad incorporare elementi innovativi tipici del jazz e della musica d’avanguardia, tali da determinarne una “nobilitazione” complessiva del genere, introducendolo gradualmente al mondo della musica da camera.

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Dalla sua rinascita, il bandoneÏŒn ha progressivamente attirato verso di sé l’attenzione di numerosi compositori contemporanei che hanno deciso di dedicare, e che dedicano tutt’ora, a questo strumento parte della loro attività compositiva. Tra i più importanti si citano: Martin Matalón, One Van de Gaal, Gustavo Beytelmann Per Arne Glorvigen, Marcelo Nisinman, Pedro Palacio, Claudio Constantini, Carlos RoqueAlsina, Fernando Fiszbein, Bernard Cavanna, Luis Bacalov, Tomàs Gubitsch, Daniel Binelli, Rodolfo Daluisio, René Marino Rivero, Hèctor Ulises Passarella, etc. 

In questo solco si colloca anche il famoso bandoneonista contemporaneo, il Juan José Mosalini, che nel 1999 fonda il primo corso di bandoneon in Europa, al Conservatorio di Musica di Gennevilliers (Francia). 

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La riscoperta del bandoneÏŒn ha sancito la sua decisiva evoluzione, che ha portato all’esplorazione della vastissima gamma di possibilità espressive e sonore che questo strumento è in grado di offrire. Grazie ad un articolato percorso di sperimentazione, è ormai entrato a far parte degli organici più vari, affiancandosi ai generi musicali più diversi.

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Oggi il genere tango rappresenta solo un background culturale di partenza sul quale si innestano i nuovi linguaggi d’avanguardia (e non) offerti dal vasto panorama musicale attuale.

Il bandoneÏŒn ha, perciò, tagliato definitivamente quel cordone ombelicale che lo ha tenuto per così tanto tempo legato unicamente alla tradizione argentina. Non più solo tango, dunque, ma anche musica classica, jazz e contemporanea

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Inoltre, gli stessi bandoneonisti, oggi si dedicano anche alla composizione di propri brani originali da eseguire con i propri ensembles, basati sulle forme compositive classiche, ma proiettati verso il futuro, grazie alla sperimentazione e grazie e all’elaborazione di idee musicali innovative.

È così che oggi questo strumento, versatile ed eclettico, è entrato a far parte, a pieno titolo, del mondo musicale contemporaneo, aprendo nuovi scenari sonori in cui del tango, a volte, resta soltanto il sapore.

 

Infine, il bandoneÏŒn, oggi rivalutato quale organo portatile, grazie alle sue inattese potenzialità polifoniche, viene impiegato anche nell’esecuzione della musica barocca e dei repertori più propriamente clavicembalistici che si prestano alla trasposizione sulle bottoniere dello strumento.

 

L’Italia vanta un cospicuo numero di musicisti, anche d’estrazione classica, che hanno intrapreso lo studio del bandoneÏŒn, e che oggi, si dedicano stabilmente all’attività concertistica, anche all’estero.

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