BANDONEÓN TIERRA ADENTRO
top of page

BANDONEÓN TIERRA ADENTRO

Mission: Impossible

No, in questo articolo non parleremo del celebre film con Tom Cruise (1996, bei ricordi).

La missione impossibile in questo caso è quella di riuscire a dare una visione d’insieme su di uno strumento musicale, il bandoneón, attraverso una serie di dischi che in qualche modo lo rappresentano.


Una rubrica “difficile” per almeno 2 ragioni.


La “missione” forse non è impossibile, ma sicuramente non è semplice, e questo per almeno due ragioni: la rubrica conterrà 10 articoli (o forse 11, vedremo in corso d’opera) e capite bene che affidare la rappresentanza a dieci dischi solamente è una grossa limitazione: perché questi dieci dischi e non altri 100, dal momento che per ciascuno dei dischi scelti ce ne sarebbero almeno altri 10 di cui varrebbe la pena parlare?


E qui veniamo alla seconda questione, forse più spinosa della prima: ovvero, perché certi dischi sono stati in qualche modo privilegiati rispetto ad altri? Non posso nascondere che tali scelte sono state prese in parte in base a criteri di gusto e all’esperienza di chi scrive. Ci sono poi questioni pratiche: il disco deve essere ascoltabile online e questo riduce in parte il ventaglio di scelta.


Tuttavia la ragione fondamentale nella scelta del leitmotiv di questa rubrica senz’altro può interessare un pubblico italiano composto prevalentemente da appassionati del bandoneón, ma anche musicisti in genere o magari semplici curiosi che vorrebbero conoscere più a fondo questo strumento.


Perché comunque vale la pena


Possiamo dirlo apertamente: in Italia il bandoneón è uno strumento ancora largamente sconosciuto. Questo non vuol dire che non sia degno di maggiore visibilità, anzi: si può tranquillamente ammettere che la storia dello strumento inizia ora e che l’interesse verso questo strumento è in crescita costante. Un numero sempre maggiore di musicisti, compositori o “ascoltatori” sta scoprendo il fascino del bandoneón e lo scopo che vorremmo raggiungere con questa rubrica è quella di mostrare ad un pubblico eterogeneo la grande versatilità di questo strumento.


Attingeremo molto dal patrimonio musicale dell’Argentina che tutt’oggi è la nazione dove il bandoneón ha più storia e tradizione. Alcuni dischi saranno vicini al mondo del tango, altri a quello del folklore, altri ancora saranno dei lavori sperimentali e innovativi di musicisti contemporanei. Passeremo anche per l’Europa, che oltre ad essere la patria artistica “adottiva” di molti grandi bandoneónisti, è luogo di interessantissime commistioni musicali. Inoltre è forse nel Vecchio Continente che il la “religione del bandoneón” sta facendo i maggiori proseliti.


Insomma, questa rubrica sarà l’occasione per conoscere musicisti, stili e dischi forse ancora poco conosciuti in Italia ma che meritano di essere divulgati.


Oggi parliamo del disco “Bandoneon Tierra Adentro Vol. 1” di Dino Saluzzi.


Introduzione al disco

Pubblicato nel 1973, rappresenta per Saluzzi un ritorno alle origini e allo stesso tempo un’innovazione. “Ritorno alle origini” perché Saluzzi ripropone il repertorio con il quale è cresciuto, quello del folklore sua terra natale. Innovazione perché il disco è completamente strumentale e il bandoneón è il protagonista assoluto. Esistevano già lavori strumentali nel genere in questione ma il ruolo affidato da Saluzzi al bandoneón è pionieristico per lo strumento.


Il repertorio del disco è il folklore del NOA (Nord Ovest Argentino), regione geografica molto estesa che comprende le province di Salta, Catamarca, Jujuy, Santiago del Estero, Tucumán, tutte accomunate dalla presenza di popolazioni autoctone di lingua e cultura quechua. Un solo brano è “estraneo” a questo repertorio: si tratta del vals “Viaje a Arguello” di Ciriaco Ortíz.

Saluzzi è originario di Campo Santo, provincia di Salta, città del NOA non molto lontana dal confine boliviano. La tradizione musicale di questa città, della provincia omonima e di quelle limitrofe si rifà moltissimo agli stili musicali che hanno per base la battuta in due tempi con tre suddivisioni (tempi composti), come la zamba e la chacarera.


In questi stili la caratteristica fondamentale è la sovrapposizione e alternanza di un 3/4 con un 6/8. Riporto uno schema ritmico di alcuni stili tipici per capire meglio di cosa sto parlando:


La zamba è uno degli stili più rappresentativi del repertorio in questione. Ha come probabile antenato la zamacueca, danza di origine peruviana che a sua volta attinge a piene mani dalle memorie musicali degli schiavi africani trasportati a forza nel continente sud americano. La lontana origine africana di queste musiche ne spiegherebbe la complessità ritmica e la presenza imprescindibile delle percussioni: una costante nella musica africana, sono invece pressoché assenti nella musica occidentale.

Altro stile onnipresente nel repertorio del folklore NOA è la chacarera, che ha come antenato la chacra, una danza bucolica autoctona. Numerosi studi però confermerebbero che queste danze sono il ricordo di alcuni balli europei, che sarebbero stati dimenticati nel Vecchio Continente e che invece sopravvissero in Latino America, seppur con le dovute modificazioni. Per esempio, la chacarera altro non sarebbe che una evoluzione della ciaccona, mentre la zamba deriverebbe dal fandango spagnolo.


Il carnavalito è il terzo tipo di danza folklorica affrontato nel repertorio del disco di oggi. A differenza degli altri stili visti prima, ha un ritmo binario di 2/4.


Sul folklore del NOA ci sarebbe moltissimo da aggiungere, ma per ora mi fermo qui. Parliamo invece del disco di Dino Saluzzi.


Il disco: Bandoneon Tierra Adentro Vol. 1

In questo disco Saluzzi riprende alcuni brani tipici del repertorio folkloristico cantato del NOA trasformandoli in rifiniti gioielli musicali, dove la parte interpretativa è affidata interamente al bandoneón, accompagnato dalla chitarra e dall’immancabile bombo legüero (la percussione tipica di questo folklore).


Interpretazione bandoneónistica


Saluzzi interpreta i brani sostituendo il cantante col bandoneón. La tastiera destra canta la melodia, spesso in forma di linea pura, altre volte alternando note singole a bicordi di terza. La mano sinistra, quando non accompagna con accordi, esegue la melodia a una terza o una sesta di distanza o svolge dei pregevoli controcanti mostrando appieno la vocazione contrappuntistica del bandoneón. Questa sovrapposizione di due linee melodiche a distanza di un certo intervallo musicale si rifà alla tradizione vocale tipica del genere, dove la melodia principale viene sostenuta da dei canti generalmente a una terza di distanza.


Ascoltiamo inoltre un uso molto frequente della tastiera sinistra che realizza brevi melodie, dei piccoli interludi solisti di troiliana memoria.


Saluzzi arrangia e interpreta i brani rifacendosi alla tradizione esecutiva bandoneónistica di questi repertori, frutto della ricerca e sperimentazione di centinaia di musicisti senza nome che sicuramente ispirarono il giovane Dino quando ascoltava il Folklore nel suo paese natale, Campo Santo. La complessità armonica di certi arrangiamenti probabilmente risente dell’influsso di Cuchi Leguizamón, considerato come uno dei più grandi innovatori del Folklore del NOA per via dei suoi arrangiamenti “colti” e armonicamente complessi.


Gli stili presenti nel disco


Parliamo un po’ degli stili principali eseguiti nel disco. Come accennato prima, si tratta prevalentemente di balli tradizionali con coreografie proprie.


La zamba è una danza che viene ballata in coppia, senza contatto tra i ballerini.

I temi tradizionali della zamba sono quelli amorosi, ma non mancano zambas che trattano temi politici o sociali. La struttura di questa danza è in forma binaria preceduta da una introduzione: ciascuna delle due parti viene annunciata dai musicisti che ad alta voce dicono “se va la primerita” oppure la “segunda”. Quando si sente la chiamata “adentro” è il momento di iniziare la coreografia.


La chacarera è una danza con coreografia fissa, che condivide la bimetria 3/4 – 6/8 della zamba, ma distinguibile dalla zamba per la differente cellula ritmica e per la caratteristica di presentare l’accordo di dominante sul tempo forte. Tenace, vigorosa, vitale e sensuale. Viene ballata in gruppi, ma suddivisi in coppie senza contatto tra i danzatori. Anche la chacarera ha per struttura la forma binaria: in genere ciascuna delle due parti viene preceduta da una introduzione spesso di ritmo più lento, con funzione di preludio.


Il carnavalito è una danza del NOA e della Bolivia avente per base il huayno, forma musicale di metrica 2/4 diffusa in tutta la regione andina e che caratterizza numerosi generi moderni, come la cumbia e la chicha, che discendono direttamente da questo comune antenato musicale. La musica è in genere allegra, ritmata, basata sulla pentafonia. Il carnavalito si balla in gruppo, ma suddivisi per coppie.


Ecco l’elenco dei brani classificati per tipologia:


1- Nostalgias Santiagueñas | zamba

2- La Negro Alegre (Zamba del negro alegre) | zamba

3- Hasta otro dia | carnavalito

4- El Cerrillano | zamba

5- Viaje a Arguello | vals

6- Zamba de Lozano | zamba

7- Mañanitas Loretanas | zamba

8- La humilde | zamba

9- Juntito al fogon | zamba

10- Ay Paloma | zamba

11- La marrupeña | zamba

12- Amargura | chacarera


Chi è Dino Saluzzi

Bandoneonista eclettico, Dino Saluzzi definisce se stesso un paria, un “fuori casta” musicalmente parlando. In effetti è difficile, se non impossibile, inquadrare Saluzzi in uno stile definito. Musicalmente nato con il Folklore, fin da ragazzo sentì la necessità di arricchire profondamente l’esperienza musicale e farla propria. Dopo essersi trasferito a Buenos Aires integrò diverse orchestre di tango, e quando il tango già era in declino entrò a far parte della “Vanguardia”, avente come altri rappresentanti Eduardo Rovira e, ovviamente, Astor Piazzolla. La svolta avvenne negli anni ‘70: allora il tango era già stato dimenticato da un pezzo e Saluzzi si trovava in serie difficoltà economiche. In quel contesto tanto difficile ebbe l’opportunità di far conoscere la sua musica in Europa ed è lì che iniziò la fama di Saluzzi. Nel corso degli anni ha esplorato vari stili e generi sapendosi ritagliare un ruolo di primo piano come interprete eclettico del bandoneón. Numerose le sue collaborazioni internazionali con artisti di grandissimo spessore.


Ascoltare il disco


È possibile ascoltare il disco completo qui: https://www.youtube.com/watch?v=iBG6hTf7chs


Ringraziamenti


Un ringraziamento speciale al prof. Eduardo Tacconi della cattedra di Folklore y Musica Ciudadana presso il Conservatorio “Manuel de Falla” di Buenos Aires che molto gentilmente si è reso disponibile a rivedere il presente articolo.


Links utili







Chi sono

Mi chiamo Omar Caccia, mi piace scrivere e studio il bandoneón. Dal 2018 vivo a Buenos Aires dove mi sono trasferito per approfondire questo strumento al Conservatorio “Manuel De Falla”. Scrivo in un blog le mie riflessioni sulla musica e su questo incredibile strumento.



243 visualizzazioni
IN EVIDENZA
ARCHIVIO
bottom of page